3. Speranza come perseveranza nella prova: Quaresima

Quaresima è ritornare a Dio, nonostante la prova e il peccato certi che Dio ci accoglie. Dio persevera nel perdono e noi?
Perchè non perseverare nella richiesta, nell’impegno e nella speranza?
Per meditare:
“Quanta disperazione nei cuori per le difficoltà della vita, per l’incomprensione degli altri, per quello che vediamo attorno a noi, per le ingiustizie che si compiono e di cui tante volte siamo vittime! Sperare in Dio non è come sperare negli uomini, che non possono neppure sorreggere il nostro desiderio e la no-
stra piccola fiducia.

Sperare vuol dire resistere a quello che ogni giorno vediamo di brutto nella vita.

Che cosa vuol dire questo, se non ci fosse dietro Qualcuno che prende il posto della nostra tristezza?
Sperare vuol dire guardare al di là di questa breve giornata terrena; vuol dire pensare ad una giornata che viene, perché Dio si è impegnato a far camminare il mondo nella giustizia, perché il male non può trionfare, perché Cristo ha preso l’impegno del bene; e voi sapete che Cristo lo ha difeso in questi secoli nonostante tutte le nostre bestemmie.” (Don Primo Mazzolari)

Quaresima è tempo di conversione del cuore che si manifesta anche con l’esercizio delle opere di misericordia, segni di speranza per il prossimo:

  • costruire la Pace per il mondo partendo dalla mia vita
  • curare le relazioni perché generino vita, speranza
  • andare a trovare gli ammalati, stando loro vicini, includendoli il più possibile nella nostra vita
  • alimentare l’entusiasmo nei giovani, spronandoli a sognare e credendo nei
    loro sogni
  • accogliere i migranti, difendere i loro diritti di esseri umani e di fratelli
  • portare luce nella solitudine degli anziani, dedicando loro tempo regolarmente
  • provvedere alle necessità dei poveri, soprattutto a quella di vicinanza e di
    inclusione
  • amiamo e custodiamo il Creato di cui facciamo parte, perché ci è stato affidato dal Signore e ce ne chiederà conto.

Per pregare:
Questa esistenza io l’accetto Signore e l’accetto in speranza.
Una speranza che tutto comprende e sopporta, una speranza che non so mai se posseggo davvero.
Una speranza che nasce nel mio profondo, una speranza totale, che non posso sostituire con ambigue misture di angosce inconfessate e cose possedute.

Questa speranza assoluta io me la ri conosco e voglio averla: di essa devo rispondere come compito più grande della mia vita.
Io so, Signore, che essa non è utopia, ma viene da te, nasce da te e abbraccia tutto e tutto comprende come promessa che l’umanità arriverà alla pienezza di vita e ogni uomo potrà davvero non vergognarsi di essere uomo.
Perché tu lo vuoi. (Karl Rahner)

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