Missione: SUD SUDAN 2023

10/08/2023 – PARTENZA!

Ma dov’è che è andato don Cristiano? Sud Sudan? E dove diavolo è sto posto? In Africa, bon, ma dove in Africa?

E allora iniziamo dalla geografia: signore e signori, ecco a voi il Sud Sudan. Precisamente Juba, la capitale, e Rumbek. Queste le due destinazioni di questo viaggio missionario!

… viaggio iniziato in “modalità sfollati” 😲 e cioè così… 😳

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11/08/2023 – IMPREVISTO

Poteva andare tutto liscio, certo che sì! Ma dove sarebbe stato lo spirito di avventura, l’esercizio della pazienza, la disponibilità al cambio di programma, la capacità di adattamento? Dato che ultimamente sentiamo spesso parlare di resilienza, eccola qua, signore e signori: resilienza!
Ritardi nei voli hanno obbligato me e un sacco di altre persone dirette in vari posti dell’Africa a far tappa ad Istanbul per una notte e un giorno. Ripartiamo nel tardo pomeriggio, sperando di arrivare a Juba domani in tarda mattinata.
Due passi per Istanbul (nessun palazzo del Sultano, solo zona periferica ma sufficiente per dare uno sguardo). Ad osservare i passanti c’è una gran bella creatura, turcamente sonnacchiosa e curiosa…

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12/08/2023 ore 00.32 – AFRICA

Mondo in movimento. L’aeroporto internazionale di Istanbul, come tanti altri, fa proprio questa impressione: un mondo che si muove, tanta, tantissima gente che arriva, parte, saluta, attende, si asciuga una lacrima, si scioglie in un abbraccio, incrocia le dita affinché tutto vada bene. Chissà…: forse, sotto sotto, un aeroporto internazionale è anche l’immagine del fatto che siamo esseri inquieti, cerchiamo continuamente qualcosa e qualcuno che ci accolga e ci dia pace, che ci faccia fare l’esperienza dell’essere a casa al sicuro e magari con qualcuno vicino a dirci “ti voglio bene”. Umanità inquieta, che anziché condividere la ricerca del bene continua a giocare alla guerra, si diverte ad alzare muri tra i popoli, fa a gara a chi discrimina di più e a chi riesce a tirar fuori da sé una cattiveria più grande degli altri. Umanità inquieta, e povera. Se questa povera inquieta umanità riuscisse a convogliare la sua inquietudine nel cercare il bene per tutti, ci pensate che mondo migliore che avremmo? Un mondo che è così bello e che noi, suoi inquilini, potremmo rendere ancora più bello con la nostra capacità di essere fratelli e sorelle. Gesù non aveva per niente torto a dirci di guardarci negli occhi, di riconoscere che il cuore di ciascuno è identico al nostro e a quello degli altri, che il colore della pelle o la lingua che si parla o la fede che si professa o che si cerca o che non si trova mai non sono fatte per dividere, ma per ricordarci la straordinaria ricchezza dell’essere tutti diversi, e sotto sotto tutti uguali, tutti fratelli e sorelle.

Pensieri notturni, condivisi da un altro aeroporto internazionale: quello di Addis Abeba, penultima tappa del viaggio verso Juba. Ma almeno adesso siamo in Africa!!

(…) Non sono bellissime, spettacolari, stupefacenti, straordinarie, irripetibili, meravigliose? Come no?!? Le trovo stupende, e soprattutto irrinunciabili. E quindi…le ho comprate. Ne avevo bisogno? Assolutamente sì: un paio di scarpe in più possono sempre tornare utili, nella scarpiera un posto si trova di sicuro, e questo abbinamento di colori mi mancava proprio. E quindi ne avevo bisogno, assolutamente sì.
E allo stesso tempo, assolutamente no: non mi trovo certo a girare scalzo, avrei altre priorità, potevo risparmiare due soldi, usarli per qualcosa o per qualcuno di più importante… Ma siamo fatti così: a volte ci immaginiamo bisogni che non abbiamo. Colmiamo il nostro desiderio del Tutto accumulando cose, che però non saranno mai abbastanza per soddisfare Quel bisogno. C’è da sperare che almeno, riflettendo sull’ennesimo acquisto compulsivo, riusciamo a ricordarci di Colui di cui solo abbiamo realmente bisogno, l’Unico Necessario.
Va be’… la prendo come una parentesi di vanità!
Per la cronaca, le ho pagate pochissimo…!
(…)

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12/08/2023 ore 11.36 – JUBA, FINALMENTE!

Finalmente a Juba, capitale del Sud Sudan!! Viaggio avventuroso, quasi rocambolesco, ma niente in confronto a chi deve attraversare il mare senza nemmeno sapere se arriverà a qualche metro dalla riva o a chi parte dall’Asia centrale per arrivare in Europa a piedi…
E però arrivare a destinazione è sempre un’esperienza bellissima: almeno per me lo è sicuramente.
E oggi lo è in un modo particolare: il caldo sudsudanese che ti avvolge, il caos di un aeroporto africano di uno stato che non è precisamente il Sudafrica e che quindi non immagina nemmeno cosa possa essere un nastro per la consegna dei bagagli o un ufficio per il controllo dei passaporti e men che meno un Duty free, i soldati che ti controllano a vista e una miriade di uomini che ti chiedono se vuoi un facchino o un taxista o un portaborse o chiunque tu voglia pur che tu sia disposto a pagare quattro soldi, tutto questo è semplicemente fantastico!!! Perché? Perché è reale, disarmantemente semplice, straordinariamente umano. E sembrerà strano, a suo modo è anche assolutamente efficace.
Sarà mal d’Africa? Sarà…
In ogni caso, welcome back to Juba, welcome back to South Sudan! Loving you!!

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ore 15.30 – COMBONI HOUSE, JUBA

Ed ecco qua la casa delle Comboniane, nuova di zecca: casa alla costruzione della quale anche il centro missionario di Trento ha contribuito fortemente (a testimonianza del fatto che le offerte raccolte dal centro missionario vanno sempre a finire bene). Perché una casa nuova? Perché quella di prima era stata ridotta in condizioni pietose da cinquant’anni di guerra civile: cinquant’anni…! Una tribù contro l’altra, mine nascoste dappertutto, coltivazioni distrutte, gente costretta alla fame mentre questa nazione era uno dei granai dell’Africa: un disastro. Le suore e i padri, figlie e figli di Daniele Comboni, sono tornati appena hanno intravisto la possibilità di farlo: rischiando anche, ma con una forza di volontà a dir poco ammirevole. E si sono messi all’opera, cercando di ricostruire le persone prima di tutto, attraverso scuole ed ospedali, ma anche le loro strutture. Perché? Perché anche così si può insegnare alla gente che tutti possiamo fare un passo avanti: nessuno di noi è destinato a vivere nella miseria, a volte siamo costretti dalle circostanze (e quasi sempre queste circostanze sono volute dai “potenti”), ma possiamo tutti almeno provare a rialzare lo sguardo. Questo è quello che le suore hanno fatto, stanno facendo, stanno testimoniando, stanno trasmettendo a chiunque incontrano. Il senso di “casa” e il senso del “bello” fa bene a tutti, a qualunque latitudine del pianeta, in qualsiasi cultura, in qualsivoglia stile di vita.

…tutto sotto lo sguardo di quel Daniele Comboni che in questo angolo di mondo, nella seconda metà dell’ottocento, ha sognato tutti i suoi sogni. Fino al punto di morire a Khartoum, esservi sepolto e aver conosciuto anche la distruzione della sua tomba, così che di lui non rimane più quasi niente. Totalmente trasformato in quella terra d’Africa che è stata tutta la sua vita. “Io muoio – dice infatti la scritta sul muro – ma la mia opera non morirà”. Una promessa che continua. Eccome se continua!

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14/08/2023 – JUBA – FUTURO E SPERANZA PER LA CHIESA

Come in tanti altri stati dell’Africa (ma in realtà non solo in Africa), anche qua ci sono un sacco di bambini, di ragazzi e di giovani: una media di età decisamente bassa. Rispetto a quanto si sente dire dell’Italia, poi…
Pur non avendone esperienza, provo ad immaginarmi cosa potrà significare qui un gruppo di catechesi o un’attività per i giovani o una festa di fine anno scolastico o altre cose del genere. Miriadi di bambini sorridenti e di ragazzine più timide, sorrisi bianchissimi (be’, chiaro che sulla pelle nera risaltano che è uno spettacolo), grida e chiacchiere ovunque.
Spesso ci lamentiamo perché a Messa da noi ci sono pochi giovani e tante persone un po’ più in là con gli anni; è una constatazione realistica, oggettiva. Che però ci fa pensare anche ad un’altra cosa: che la Chiesa è “cattolica” perché è diffusa su tutta la terra ed è inviata a tutta la terra, a tutti i popoli; e forse chissà dove sarà il futuro della Chiesa, se sarà proprio ancora in Europa… Chi vivrà vedrà.
Intanto mi pare che anche queste miriadi di ragazzi (quelli ritratti nella foto escono da una scuola cattolica) ci aiutano a ringiovanire se non la nostra età, almeno il nostro modo di essere credenti. Lo spero, quanto meno!

14/08/2023 – IMPREVEDIBILITÀ DELLA PROVVIDENZA

In questi giorni ho capito una cosa.
No, non è vero, riformulo il pensiero: in questi giorni credo di aver capito una cosa.
Anzi no, non è vero nemmeno questo, quindi ci riprovo…: in questi giorni ho la sensazione di essere sulla strada giusta per provare a intuire una cosa. Ovvero che i programmi sono fatti per essere cambiati. Per dirla con un gioco di parole: il primo punto di un programma è il fatto che il programma può aver bisogno di essere riprogrammato.
Va be’, in poche parole non andrò a Rumbek da padre Christian Carlassare, come inizialmente avevamo programmato. Appunto, inizialmente: ma in corso d’opera abbiamo dovuto cambiare il programma. È una delle tante cose che mi sta insegnando l’Africa: ad essere più elastico, pronto all’imprevedibile, meno “asburgico”, come diciamo dalle nostre parti; consapevole cioè che le cose possono anche cambiare.
E così mi torna in mente Daniele Comboni, che come dicevo l’altro giorno proprio in questa terra ha gettato le basi del suo enorme lavoro. Chissà quante cose ha dovuto cambiare pover’uomo, chissà imprevisti, ostacoli, battute d’arresto, casini di tutti i tipi ai quali avrà dovuto far fronte; e con mezzi neanche lontanamente paragonabili ai nostri: senza telefono per esempio, tanto per dirne uno.
E allora ok: cambiamo il programma.
Con una certezza però: che il Signore il suo programma di misericordia nei confronti di tutti noi e di tutto il mondo, questo programma lui non lo cambia mai. Mai!

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15/08/2023 – CERCHIAMO IL SENSO, QUELLO VERO

Stasera non so che cosa scrivere sul diario di bordo, ad essere proprio sincero. Nel senso che la giornata a Juba è andata via tranquilla, tra mestieroti in casa e cosucce da niente. L’unica cosa che ci ha ricordato la Festa dell’Assunta è stata la Messa stamattina.
A pensarci bene, almeno in teoria, dovrebbe essere proprio così, no? Come credenti, cosa dovremmo provare a ricordare il 15 agosto: l’assunzione di Maria o il Ferragosto?
Chiaro che anche le braciolate o la gita al lago o la camminata in montagna hanno il loro perché, ci mancherebbe! Tutto ciò che costruisce o solidifica il senso di famiglia e di comunità, ci mancherebbe che non vada bene! Ma forse, appunto, potremmo provare a rimettere un po’ le cose in ordine, capire (o magari decidere) che cosa e chi viene prima. Tentar non nuoce, no?
Allora buona conclusione di Festa dell’Assunta!
E se leggete domani, ce lo ricorderemo per un’altra volta. Ciao!

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16/08/2023 – MAESTRI DI SCUOLA E DI VITA

Oggi un giro a scuola. Già, perché qui siamo nel corso dell’anno scolastico, e quindi le classi sono aperte.
Bambini (quelli della foto), ragazzi e adolescenti, dalla scuola dell’infanzia fino all’equivalente delle medie e qualcuno anche più su, alle superiori. Tutti chiacchieroni e vivaci alla stessa maniera, bianchi o neri che siano, in Sud Sudan o in Valle dei Laghi o chissà dove. E tutti bellissimi, come dappertutto.
Ma al di là di questo, pensavo a quanto enormemente grande sia il lavoro di un insegnante, a quanto possa fare la differenza, a quanto sia determinante per il futuro dei suoi studenti. Qui la violenza è sotto la pelle di tanta gente: anni e anni di guerra, villaggi circondati da campi minati, giustizia sommaria, vendette controllate da nessuno hanno portato molti all’esasperazione e a pensare che se vuoi sopravvivere devi far fuori gli altri. Anni e anni di guerra; e hai voglia prima di pensare di aver estirpato convinzioni e paure così profonde…
Ecco, mi sa che un ruolo enorme in questo campo lo abbiano proprio coloro che insegnano: oltre all’alfabeto e alla matematica, non vi pare che cercare di trasmettere il valore della convivenza, della solidarietà, della non aggressività e della tolleranza sia un’impresa gigantesca? Questo ho pensato mentre mi prendevo tutti i sorrisi di questi bimbi. Già il fatto che siano a scuola è tanto; il fatto che trovino qualcuno che si preoccupa di loro al di là della loro mamma è ancora di più; il fatto che siano aiutati a crescere bene, nella speranza che pian piano possano essere proprio loro a cambiare il loro Paese, questo è il massimo che ci si possa aspettare e l’obiettivo più grande per il quale si possa lavorare. E allora ho capito… Anzi no, credo di aver intuito perché la Chiesa, attraverso tante religiose e tanti religiosi, da queste parti punta tanto sulla scuola: proprio perché è il modo più immediato per seminare Vangelo. E per tanti aspetti è anche divertente, come sono divertenti i bambini di tutto il mondo e di tutti i colori!

Nota conclusiva: bimbi della scuola dell’infanzia con la suora che li accompagna verso il villaggio.
Che titolo mettereste a questa foto?
Io ho pensato: La Buona Pastora che segue il suo gregge.
…a volte fa bene capovolgere le cose, specialmente quando queste rischiano di essere troppo scontate…

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17/08/2023 – DA JUBA NOTIZIE DA RUMBEK

https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2023-08/parolin-messa-rumbek-sud-sudan-riconciliazione-pace.html

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19/08/2023 – UNA CASA IN FESTA

Eccomi qua!
Avrete forse pensato che abbia deciso di interrompere il diario. E invece no: eccomi qua, appunto.
Condivido con voi alcune foto della festa di ieri pomeriggio – sera. Era prevista l’inaugurazione della nuova casa provinciale delle Suore Comboniane: quella di cui ho inviato qualche foto già una settimana fa, ricorderete. Ieri tutto questo è stato inaugurato ufficialmente, alla presenza dell’arcivescovo di Juba, dell’ingegnere che ha progettato e seguito i lavori, insieme a tutti gli operai, ai rappresentanti di tutte le suore e i padri che lavorano nelle comunità cattoliche dei dintorni. E chiaramente anche l’arcidiocesi di Trento era rappresentata!
Una gran festa: benedizione, canti, cibo, chiacchiere a volontà.
Ci tenevano tanto le suore a far sì che questo momento fosse il più bello possibile.
Perché mai? In fondo è solo una casa!
Sì; ma “casa” non significa solo avere un tetto sopra la testa, qualche stanza, una cucina, un giardino e una piccola statua della Madonna con qualche bella pianta attorno. “Casa” significa anche avere un posto dove condividere la confidenza, la fatica, la speranza, un posto dove sia possibile offrire ospitalità in un clima sereno e di famiglia. Davide in un suo salmo dice che non darà risposo ai suoi occhi finché non troverà una casa per il suo Dio, finché non costruirà una casa al Signore. Ecco, avere una casa significa augurarsi che essa possa essere “casa per il Signore”: per quel Signore che bussa continuamente alla porta attraverso chiunque arrivi e si senta accolto.
Sono questi i pensieri, molto semplici, che ho condiviso ieri a nome della nostra diocesi, dato che mi era stato chiesto di dire qualcosa. Al di là di questo, vorrei tanto sperare che ogni nostra “casa” sia “casa del Signore”: in tutti i modi che Lui stesso sa suggerirci.
Buona attesa della domenica!

È piena di contraddizioni sta benedetta Africa. Piena di contrasti, di violenza assurda che diresti che non possa essere estirpata mai, piena di povertà endemica, piena di corruzione a tutti i livelli della politica, ma a volte anche delle chiese; piena di quella che per noi occidentali è semplicemente arretratezza, piena di servilismo, al punto tale che tanti capi di stato sono asserviti a potenze occidentali che li illudono di essere i capi, mentre invece derubano enormemente i loro Paesi.
È piena di contraddizioni sta benedetta Africa. Ma se solo noi occidentali sapessimo (e volessimo…) aprire gli occhi un po’ di più, ci accorgeremmo di quanto questa benedetta Africa è anche maledettamente bella. Straordinariamente bella. Così bella da strapparti il cuore!

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20/08/2023 – COSI’ LONTANI EPPURE COSI’ VICINI

In una comunità internazionale è facile trovare anche cibi internazionali. Così, vicino ai biscotti danesi nell’inconfondibile scatola tonda blu, accanto alla Nutella che sa tanto d’Italia, troviamo un cibo tipico eritreo, di cui non ricordo assolutamente il nome ma che ho gustato molto volentieri. La varietà, la pluralità, l’incontro tra le diversità, l’intreccio delle differenze. E noi che continuiamo a dire “prima i nostri”, o a pensare che “gli altri” siano sempre più indietro o siano persone dalle quali è bene stare lontani… Che tristezza, se solo ci accorgessimo di quante occasioni sprechiamo quando ci trinceriamo dietro le nostre convinzioni, senza nemmeno provare a incontrare realmente chi abbiamo di fronte… Voglio convincermi che usare parole come dialogo, incontro, interculturalità, fratellanza e sorellanza non sia tempo perso… Che non lo sia almeno per noi, che ci diciamo cristiani e che crediamo in un Dio che ha deciso di salvare tutte le donne e tutti gli uomini. Nessuno escluso: anche chi mangia cose strane, chi parla lingue incomprensibili, chi si veste in modi stravaganti…

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21/08/2023 – BELLEZZA OLTRE LA MISERIA

“Un vivaio a Juba? In quel Sud Sudan che è uno dei paesi più poveri in assoluto in tutto il mondo? Ma non avranno altro di più urgente a cui pensare e di cui preoccuparsi?”.
Mi immagino la domanda. Legittima per certi versi, sicuramente spontanea. Un paese in cui la violenza continua ad essere un problema diffuso, dove la gente più benestante fa i conti con un dollaro al giorno, e quindi figurarsi i meno benestanti, un paese nel quale sono drammaticamente in aumento i ragazzi di strada: un paese così, ma non avrà altri problemi da tentar di risolvere, anziché mettersi a vendere piante?
Sì, decisamente. E allo stesso tempo, no. Mi viene in mente un’anziana signora del mio paesello, tanti anni fa; povera in canna, praticamente sola perché nessuno dei familiari si voleva prendere cura di lei, anche l’assistente sociale del comune non era riuscita a fare un granché. Eppure, questa anziana signora povera in canna aveva sempre un fiore sul davanzale: magari uno solo, ma non mancava mai. Perché? Perché come creature umane abbiamo bisogno di qualcosa di bello. Direi, di qualcosa di “inutile”, perché effettivamente un fiore è assolutamente inutile se fai fatica ad avere qualcosa da mettere in tavola. Eppure quel fiore ci ricorda che siamo “altro”, che abbiamo bisogno di “altro”, che desideriamo avere qualcos’altro che ci renda la vita un po’ più bella anche (o soprattutto) quando la bellezza rimane nascosta. Abbiamo bisogno di altro perché siamo fatti di un’altra pasta. O meglio ancora: siamo fatti da un Altro, ed è sempre questo Altro che cerchiamo: infinitamente grande, e allo stesso tempo così piccolo da lasciarsi riconoscere addirittura in un fiore…

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22/08/2023 – UN RAGGIO DI SOLE

Lo so, è una foto scontata. Ce ne sono dappertutto di raggi di sole che si fanno spazio tra le fitte foglie di un albero. Non è una rarità, non è una cosa esotica, non è nemmeno così miracolosa. Eppure, certe volte, può bastare, può essere sufficiente per aiutarti a credere che da qualche parte c’è sempre un raggio di sole che ti porta un po’ di luce, un po’ di speranza, un po’ di incoraggiamento. Che sia così anche per questa terra, così martoriata e così bella. Che sia così anche per chiunque in questo mondo conosce più fatiche che certezze. Che sia così per tutti. Che sia così anche per noi!

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23/08/2023 – LA LENTEZZA DELLE ARACHIDI

Non so quanti tra voi le riconosceranno. Sono piantine di arachidi. Le quali arachidi, miracolosamente e incredibilmente, non crescono sui rametti come farebbero se fossero delle noccioline, ma crescono nella terra, attaccate alle radici della loro mamma pianta. Lo sapevate? E a differenza di altre piante da orto, le arachidi hanno bisogno di qualche bel mese per essere pronte: hanno bisogno di tempo, del loro tempo. Ed è qui che volevo arrivare questa sera. Una cosa che mi sta continuamente saltando agli occhi in questi giorni sudsudanesi è la lentezza: nell’incedere, nel parlare, nel cantare, nel mangiare, nel fare le cose che sono da fare tutti i giorni. La mia mentalità occidentale mi farebbe immediatamente tirare il giudizio: questi sudsudanesi non han voglia di fare un granché… Ma poi mi fermo, e provo a pensarci su un attimo. Sarà proprio che non hanno voglia? O ci sarà sotto qualcosa d’altro? Non ho la risposta, chiaramente; però la domanda mi sta facendo pensare. Noi, dalle nostre parti del mondo, siamo sempre di corsa, sempre col fiato corto, sempre in ritardo sui tempi, sempre più incasinati (permettetemi la parola), sempre alle prese con un’agenda che sembra uscita da un corso accelerato di tirannia. Ma a che serve? Certo, a fare tante cose, ad avere tanti incontri, a preoccuparci di tante persone e di tante situazioni, a riempire di tanto bene ogni mezzo minuto che la vita ci regala. E che cosa ci resta? Mah…
La lentezza del sudsudanese tipico mi fa credere che forse io occidentale ho bisogno di recuperare il tempo, non di corrergli dietro; ho bisogno di riabituarci al fatto che il tempo non è mio e che forse varrebbe la pena chiedermi come lo spendo, che valore gli do, dove lo cerco. Se Gesù, quel Gesù che noi adoriamo come Figlio di Dio ha passato una trentina d’anni a Nazareth senza tanto clamore e ha speso “solo” tre anni per rivoluzionare il mondo, forse questo significa che aspettare il tempo non vuol dire perderlo, e prendere tempo non vuol dire cavarsela in fretta. Probabilmente invece vuol dire cambiare la logica delle cose: vuol dire accogliere il fatto che non sono io il padrone del mio tempo, e quindi il tempo dell’attesa è tempo di pienezza. Un po’ come le arachidi, che hanno bisogno del loro tempo per poter arrivare tra le nostre mani, ma che sono arachidi fin da subito.
Va be’, scusate: sono solo pensieri seminotturni. A partire da piantine di arachidi, simpatiche e curiose…!

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24/08/2023 – VIETATO IL LAMENTO

Oggi siamo stati qui: Usratuna, che significa “La nostra famiglia”, un centro di riabilitazione per bambini disabili.
Se è sempre difficile veder soffrire qualcuno, è ancora più difficile veder soffrire i bambini. E se il motivo della sofferenza è dato da situazioni che da noi, in Europa, sono inimmaginabili (come, per assurdo, una iniezione fatta male…), allora veder soffrire i bambini diventa difficilissimo. Si dice spesso che il mondo “el é mal spartì”. Proprio vero: da una parte chi sta relativamente bene e ha un grado di sicurezza sanitaria elevato; dall’altra parte chi non sa neanche che cosa sia un medico di base. Chi ha deciso che io nascessi esattamente in quella parte del mondo in cui sono nato? E chi ha deciso che invece questi bambini nascessero dall’altra parte? E allora, che coraggio ho ancora di piangere il lamento?…

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25/08/2023 – AFRICA: UN TESORO!

Avevo in mente di fare una foto da postare questa sera, e invece no, non ci sono riuscito. E quindi, stasera niente foto. Ma due parole sì, quelle le condivido, ok?
Per rendervi partecipi di un messaggio che ho ricevuto: mi è arrivato da un’altra missionaria originaria da una delle nostre valli trentine, da tanti anni in Africa, anche se non precisamente in Sud Sudan. Dovrà rientrare in Italia nei prossimi mesi, e chiedendomi come sta andando, mi ha scritto così: “Questa mia Africa me la porto dentro e nessuno me la potrà rubare. Tesoro prezioso e difficile da descrivere”.
Ecco. Questa donna ha vissuto in Africa per una trentina d’anni; se io metto insieme i giorni che ho passato in alcune parti dell’Africa durante la mia vita arrivo sì e no ad un mese. Eppure…eppure mi accorgo di quanto queste parole siano vere, verissime: “Tesoro prezioso e difficile da descrivere”. Non sono veramente nessuno per dirlo. Ma riesco a capirne tutta la verità. Amen.

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26/08/2023 – BENEDETTA SIA LA PIOGGIA

Forse dalle foto non si capisce. Forse dall’audio non si sente. Però sta piovendo. Niente di speciale, direte voi: e so che in queste ore è prevista pioggia anche da voi, in Trentino. Quindi niente di straordinario, tutto il mondo è paese, come si suol dire.
Sì. Però una differenza c’è: e neanche troppo piccola a dire il vero. La differenza è che da queste parti piove (se e quando piove) solo tra giugno e settembre. Poi basta. In teoria, se le cose andassero anche adesso come andavano nei bei tempi andati, in questo periodo dovrebbe fare almeno un acquazzone ogni giorno. Quello di oggi invece è arrivato dopo 10 giorni di assenza di acqua ed è durato non più di un quarto d’ora. Cambiamenti climatici che anche qui sono evidentissimi, dicono i sudsudanesi. Allora si capisce perché il rumore della pioggia è musica di benedizione. Benedizione, perché è l’unico modo per avere almeno un raccolto, è l’unico modo perché le capre e le vacche non siano costrette a far digiuno, è l’unico modo perché anche gli uomini e le donne possano sperare di avere acqua nei pozzi. A Juba passa il Nilo bianco, quindi qua acqua ce n’è. Ma fuori, nel resto del Paese, se non piove a sufficienza sono cavoli amari…
“E noi? Che possiamo fare noi?”. Mi immagino la domanda… Evitare di lasciare il rubinetto aperto quando non serve, per esempio, potrebbe essere un modo per dare una mano a chi di acqua ne ha sempre poca. A chi l’ascolta cadere dal cielo accogliendola come musica di benedizione.

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27/08/2023 – S. MESSA IN CATTEDRALE

Juba, cattedrale, Messa della domenica. C’è un po’ di gente, no? Ecco. Non c’è nessun giudizio in quello che voglio dire: ma mi chiedo perché noi, in Europa, non siamo capaci di credere che il futuro della Chiesa non è nel nord del mondo… Davvero senza giudizio. Solo realtà. Che so dovrebbe e potrebbe tradurre in cambio di paradigma, in apertura mentale, in un linguaggio diverso dal solito, in un’altra idea di partecipazione e in tante altre cose. Da dove cominciare? Da me, sicuramente. E anche da te, da noi, se lo vogliamo.

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28/08/2023 – VERSO CASA. GRAZIE SUD SUDAN!

Ciao, Sud Sudan! Nonostante tutto, grazie di tutto. Mi sei così caro che neanche immagini quanto. Forse nemmeno io lo so… Ciao, Sud Sudan. Grazie di tutto!

THE END!

Missione: SUD SUDAN 2023
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