
(da Avvenire.it) Il nuovo Papa è Robert Francis Prevost, primo statunitense nella storia della Chiesa. Ma uno statunitense sui generis, avendo sangue anche francese e italiano nelle vene. Per quattro anni vescovo in Perù, è quindi approdato a Roma, chiamato da Papa Francesco alla guida del dicastero per i vescovi.
Ha scelto un nome papale antico, Leone XIV, ispirandosi al suo predecessore Leone XIII, Papa del Rosario e autore dell’enciclica Rerum novarum che segnò una svolta epocale nell’impegno sociale della Chiesa.
Dopo un Pontefice di nome Francesco, il nome Leone, però, non può non richiamare alla mente anche il piccolo Frate Leone che più di ogni altro restò vicino a San Francesco nella sua missione: compagno inseparabile a partire dal 1221, suo confessore e custode dei suoi segreti. Per la sua mitezza Francesco lo battezzò come «Pecorella di Dio», e, nella definizione del vero frate minore lo propose come modello di «semplicità e purità».
Papa Prevost ha scelto di aprire il proprio Pontificato con la parola “pace”, tanto cara a San Francesco. Una «pace disarmata e disarmante», come quella di Cristo, ha sottolineato. Nove minuti in tutto. Discorso scritto e quindi meditato, non un saluto a braccio come era capitato ai suoi tre immediati predecessori. Il che la dice lunga anche sulla personalità del nuovo Pontefice. Che si è presentato sì con le insegne della tradizione, mozzetta rossa e stola sulla veste bianca (Francesco non le aveva indossate), ma ha usato parole dal chiaro sapore bergogliano. Oltre alla pace, la necessità del dialogo e dei ponti, la Chiesa sinodale e missionaria sempre aperta a ricevere tutti, specie quelli che più hanno bisogno. E sicuramente queste parole saranno risuonate nelle orecchie di tutti i potenti della Terra.
«La pace sia con tutti voi», sono state le sue prime parole. E un grande applauso si è subito levato dalla Piazza. «Fratelli e sorelle carissimi – ha detto subito dopo -, questo è il primo saluto del Cristo risorto, il Buon Pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anche io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel nostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra. La pace sia con voi. Questa è la pace di Cristo Risorto – ha aggiunto -. Una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio. Dio che ci ama tutti incondizionatamente».
Subito dopo l’augurio di pace, è venuto il pensiero a papa Francesco. «Ancora conserviamo nei nostri orecchi quella voce debole, ma sempre coraggiosa di Papa Francesco che benediceva Roma. Il Papa che benediceva Roma, dava la sua benedizione al mondo, al mondo intero, quella mattina del giorno di Pasqua. Consentitemi – ha proseguito – di dar seguito a quella stessa benedizione: Dio ci vuole bene, Dio ci ama tutti e il male non prevarrà». Leone XIV ha aggiunto: «Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi, andiamo avanti. Siamo discepoli di Cristo, Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della Sua luce. L’umanità necessita di lui come il ponte per essere raggiunta da Dio e dal Suo amore. Aiutateci anche voi, gli uni e gli altri a costruire ponti con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace. Grazie a Papa Francesco». Il secondo pensiero e il secondo grazie è stato per «tutti i confratelli cardinali che hanno scelto me per essere successore di Pietro e camminare insieme a voi come Chiesa unita cercando sempre la pace, la giustizia, cercando di lavorare come uomini e donne fedeli a Gesù Cristo, senza paura per proclamare il Vangelo, per essere missionari» Di sé ha detto: «Sono un figlio di Sant’Agostino, un agostiniano. E Agostino «ha detto “con voi sono cristiano e per voi sono vescovo”. E in questo senso possiamo tutti camminare insieme verso quella Patria che Dio ci ha preparato».
Non è mancato un «saluto speciale» alla Chiesa di Roma, di cui da ieri è Vescovo. «Dobbiamo cercare insieme – ha detto il nuovo Papa – come essere una Chiesa missionaria che costruisce i ponti e il dialogo dell’amore, sempre aperta a ricevere come questa piazza con le braccia aperte. A tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità e della nostra presenza». Il Papa è poi passato a parlare brevemente in spagnolo per salutare la sua diocesi di Chiclayo in Perù, dove è stato vescovo dal 26 settembre 2015 al 2019, quando è venuto in Vaticano come prefetto del dicastero per i Vescovi. La conclusione è uno sguardo a 360 gradi. «A tutti voi, fratelli e sorelle, di Roma, d’Italia e di tutto il mondo vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace, la carità, sempre di essere vicino specialmente a coloro che soffrono». Infine il pensiero alla Vergine. «Oggi è il giorno della Supplica alla Madonna di Pompei – ha ricordato papa Prevost -. Nostra Madre Maria vuole sempre camminare con noi, stare vicina, aiutarci con la sua intercessione con il suo amore. Allora vorrei pregare insieme a voi. Preghiamo per questa nuova missione per tutta la Chiesa e per la pace nel mondo e chiediamo questa grazia speciale a Maria, nostra madre» L’Ave Maria ha concluso il suo discorso di circa nove minuti, interrotto da numerosi applausi. Il feeling tra il nuovo Papa e il suo gregge è già stato stabilito.